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Anagni non diventò città importante che sul finire del secolo XIII, dopo avere avuta la sorte non comune di avere visto in un secolo quattro de’ suoi cittadini, innalzati alla cattedra di S. Pietro. Il primo fu Innocenzo III Conti (1198-1216), quindi Gregorio IX Conti (1227-1241), Alessandro IV Conti (1259-1261), e finalmente Bonifacio VIII Gaetani (1294-1303). Ma già prima di questi, la città era stata prediletta dei Papi, imperocchè fin da quando i romani si erano ordinati a governo repubblicano, parecchi altri Papi, avevano cercato rifugio nelle mura di Anagni. Ivi era morto Adriano IV Breakspeare nel 1159, l’unico Inglese che abbia portata la tiara, sottraendosi alle istanze stringenti del senato romano per lo ristabilimento della repubblica; ivi pure si erano rifugiati l’illustre suo successore Alessandro III ed il successore famoso parimenti di questi Lucio III.

La città trasse molto guadagno dal vantaggio di aver avuto Papi ben quattro suoi cittadini. Si andò ornando di molti notevoli edifici, e palazzi di stile gotido-romano, il quale prevalse in molte parti d’Italia fino al secolo XV, e taluni se ne trovano pure in Genazzano stesso. Pochi però ne rimangono in Anagni, ad eccezione del duomo, dello stupendo palazzo civico, e della piccola casa Gigli.

Il palazzo civico è notevole per i suoi porticati arditi, sovra i quali posa un unico piano. La strada passa sotto quelli come per una porta, e se ne valgono i merciaiuoli per disporvi i loro banchi. Sulla facciata stanno scolpiti in pietra stemmi del medio evo, e fra questi il busto di un capitano della città, della casa della Rovere, appartenente al secolo XV. La parte posteriore del palazzo è molto rimarchevole per gli ornati architettonici delle sue cornici, e per le sue finestre con piccole colonne di genere pretto moresco, quali si trovano pure a Ravello presso Amalfi.

Il palazzo di città andò immuni della rovina generale che colse in Anagni pressochè tutte le costruzioni del medio evo, e rimane colla casa Gigli, ricordo del passato. Questo piccolo edificio, per certo del secolo XIV, mi ricordò