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di muovere almeno una volta, di sentirsi libero in compagnia dei suoi conterranei, riuniti tutti quanti ad un identico fine. Scendono al piano, e camminano lungo il Sacco come i grù, che van cantando lor lai! Lo spettacolo ha propriamente carattere di medio evo; pensavo a quelle schiere di pellegrini, i quali nei tempi di mezzo venivano a Roma per il giubileo, ed andavano ripetendo meco i bei versi del sonetto sui pellegrini della Vita nuova;
Deh! peregrini che pensosi andate, |
Camminavano a schiere di dieci, venti, cinquanta, cento e più persone. Sonvi persone di tutte età; il vecchio si appoggia ancora una volta al bastone che lo sostenne per cinquant’anni di seguito sulla stessa strada, che ora batte forse per l’ultima volta; vi sono le nonne coi loro nipotini; stupende ragazze, giovani briosi; garzoncelli, bambini pure alla mammella tuttora in testa alle loro madri. Ne vidi uno adagiato in un cestellino, che sorrideva grazioso, aprendo i suoi grandi occhi, tutto lieto di bearsi in quell’aria purissima, in tanto splendore di sole. Molte donne portavano pure in capo ceste contenenti provvigioni di bocca, od un fardello di vestiti, crescendo con ciò varietà allo spettacolo. Chi potesse poi vedere nell’animo di tutte quelle persone, troverebbe l’innocenza allato alla colpa, il vizio ed il pentimento, il dolore e la virtù, tutto il bene ed il male, che si avvicendano nei cuori umani.
La è una grande e bella, però seria e solenne mascherata, la quale si svoge sulla scena stupende di un magnifico paesaggio; succendosi di continuo novelli costumi, novelli colori, novelle fisionomie; le compagnie di pellegrini si succedono le une alle altre, producendo i costumi dei loro monti, delle loro valli. Sonvi gli abitanti di Frosinone, quelli di Anagni, di Veroli, di Arpino, di Anticoli, di Ceprano, i napoletani di Sora. Guardate questi ultimi!