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battagliera, dei prodi, dell’esercito; sempre ed unicamente dell’esercito!
Il 1.° marzo alle tre, la flottiglia entrò nel golfo Juan, ed alle cinque Napoleone ripose il piede sul suolo di Francia. Le truppe si accamparono alquanto in alto, in un bosco di olivi.
Napoleone in questa congiuntura fu propriamente simile agli eroi romantici della Corsica sua patria. Desso pure era come dessi avventuriere, e nella foggia propriamente côrsa. I guerrieri più rinomati della sua patria in tal guisa avevano tentato rendersene padroni, venendo dall’esilio.
Nel 1408, Vincentello d’Istria sbarcava nell’isola con due Spagnuoli e due Côrsi, per tentare toglier l’isola ai Genovesi, e dopo una lotta gloriosa, veniva preso e decapitato.
Nel 1490, Giampolo invadeva la Corsica con quattro Côrsi e sei Spagnuoli, i quali componevano tutto il suo esercito, e dopo una lotta gloriosa, moriva in esilio.
Per ben tre volte il prode Renuccio della Rocca ritornò in Corsica dal suo esilio, la prima con diciotto uomini, la seconda con venti, la terza con solo otto compagni. Ogni volta inalzò la bandiera della insurrezione, lanciando manifesti a suoi concittadini, e facendo assegnamento sul loro concorso. Dopo una lotta gloriosa fu nel 1511 ucciso nelle montagne.
Nel 1564, il più valoroso fra tutti i Côrsi Sampiero, sbarcò nell’isola con trentasei Côrsi e Francesi, e desso pure, dopo una lotta gloriosa contro le armi di Genova, rimase ucciso nei monti.
Con cinquecento granatieri francesi, duecento cacciatori côrsi e cento lancieri polacchi, i quali per difetto di cavalli dovevano portare le selle sulle loro spalle, il côrso Napoleone Bonaparte mosse contro la Francia e contro le truppe di questa. Dopo una lotta gloriosa, venne mandato in esilio a S. Elena.
In ottobre del 1815, Giovacchino Murat muoveva di Corsica con un pugno di Còrsi verso Napoli, per conquistarvi un regno, ed appena eseguito l’audace suo sbarco, veniva preso e fucilato.