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Nella vigna della mia padrona, una veneziana, grandemente stimata per la sua rettitudine, viveva in tali condizioni una famiglia di vignaiuoli, composta di otto persone. Mi si disse che le aveva accolta in qualità di mezzadri nel suo podere, poverissimi, ed in istato compassionevole; che loro aveva anticipato danaro perchè si potessero vestire, provvedere di masserizie di casa, mantenere. Ma ciò non ostante vivevano quei poverelli in tanta miseria per il soverchio lavoro, per il pessimo nutrimento che erano stati colti tutti dalla febbre, ed era d’uopo soccorrerli, perchè potessero campare la vita. Soltante dopo la vendemmia provavano un po’ di sollievo, vale a dire in fino a tanto durava il danaro che si procacciavano colla vendita della loro parte di vino.

Questo esilara lo spirito, eccita i nervi, ma non basta a nudrire i muscoli. Il contadino beve il vino peggiore, quello di seconda tiratura; fa d’uopo avere pane altresì. Il frumento è troppo caro, ed il paesano si ciba di polenta, composta di farina di gran turco. Come nella Lombardia e nelle Marche, le campagne del Lazio sono ricoperte delle belle piante del gran turco, nelle quali, la natuta pare aver considerato le panocchie dorate qual prezioso gioiello, avendole ricoperte di involucro ripetuto per ben nove volte. Tutto il popolo qui si ciba di farina di gran turco, e sotto forma di pane, o sotto forma di focaccia, a cui si dà nome di pizza. Quando incontravo qualcuno per istrada, e gli domandavo «che cosa hai mangiato stamane?» rispondeva la pizza. — E se gli domandavo «che cosa mangierai questa sera?» rispondeva ancora la pizza. Ne ho mangiata io pure parecchie volte col popolo, seduto sulla nuda terra. La si prepara a questo modo. La farina viene ridotta a poltiglia; quindi la si stende sur una pietra piana e liscia, e la si fa cuocere sopra carboni accesi. La si mangia calda; tutta la famiglia prende posto attorno al fuoco, e parte al meschino banchetto. Alla sera talvolta si ciba di una insalata, condita all’olio, e composta delle erbe dei campi, ovvero di una