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stile che autori ne furono i potenti baroni. Il loro palazzo, o castello baronale, era grande e bello, ma oggi cade in rovina al pari dei palazzi tutti, quasi, della campagna romana. La corte, di gusto puro e corretto, con un doppio ordine di colonne, costruzione graziosa e leggera, ricorda quasi il periodo di Bramante, ma ora fra le colonne sorgono statue monche, senza capo, le quali nello stato compassionevole a cui trovansi ridotte parlano con molto maggior eloquenza al viaggiatore che se fossero tuttora intatte. Desse convengono propriamente a quel palazzo abbandonato, e mi fecero sovvenire delle descrizioni di quei castelli feudali cadenti in rovina, che si leggono nei romanzi di Walter Scott. Tempo fa gli orgogliosi Colonna avevano fatto dipingere sulle pareti di una loggia le viste delle molte città che sorgevano nei loro ampi dominî, ma ora quelle viste sono cancellate, come scomparvero del pari i titoli ed i diritti dei loro signori. Unico abitatore che si aggira lentamente in quelle ampie sale deserte, si è un vecchio medico pensionato, fornito di una lunga barba tutta bianca, il quale ha tutto l’aspetto di un mago.

Non mi sono dato del resto, pensiero in Genazzano nè di antichità, nè di ricerche archeologiche, abbandonandomi interamente al piacere di godere le bellezze naturali, e di conversare con quella buona popolazione. Voglio ora parlare dei vigneti, e quale campagnuolo, non volendo stare a contemplare unicamente l’azzurro del cielo od occuparmi soltanto della storia delle famiglie del medio evo; ma considerare ancora quanto qui si abbia per mangiare e bere. Il momento non è il più opportuno, imperocchè le viti sono tuttora travagliate dalla crittogama, ed il grano turco corre grave pericolo di andare tutto perduto, poichè da due mesi non è caduta più una goccia d’acqua. Un giorno, seguendo un sentiero solitario fra due siepi di banco spini, ero arrivato in un vigneto, ed avendovi trovato un posto tranquillo, ombreggiato da belle piante di olivo, vi sedetti, e tratto fuori di tasca un libro legato in pergamena, non tardai a rimanere pienamente assorto