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sua epoca eroica, la quale andò paralella ai romanzi di cavalleria. Non è storia sanguinosa e severa come quella dei martiri cristiani, i quali lottarono col paganesimo, ma bensì storia improntata di dolcezza notevole, ed attraente per tempi e per siti classici, storia la quale si presta mirabilmente alla rappresentazione figurata. Mi pare anzi, che i miracoli di S. Benedetto abbiano un non so chè di più poetico, di quelli di altri santi. L’amore tra fratello e sorelle raddolcisce il rozzo egoismo di una vita di solitario, apparato totalmente dal mondo; questo amore compare bello e religioso tra Benedetto e Scolastica, ed i loro casi, la loro solitudine, le loro peregrinazioni su per i monti, la distruzione dei tempi pagani, la costruzione dei loro monasteri, si avvicendano con varietà piacevole, nel corso della loro vita. Si aggruppano attorno al maestro i giovani suoi discepoli, e primi fra tutti Placido apostolo della Sicilia, Mauro apostolo della Francia, i quali ritraggono la fantasia dalla ristretta cerchia della vita di semplici anacoreti, e la spingono in ben più ampie sfere. La vita di S. Benedetto si prestava pertanto mirabilmente alla rappresentazione per mezzo della pittura, ed il grandioso romanzo del monachismo, trova qui, in Subiaco, la sua classica rappresentazione.

Nulla si trova in tutto quanto il Lazio, che si possa paragonare a queste pitture, se non sotto un certo aspetto quelle della cripta del duomo di Anagni. Il loro studio è di grande utilità per la storia dell’arte, imperocchè quegli affreschi appartengono a diversi stili, al pretto bizantino, ai tempi di Cimabue e di Giotto, ai secoli XV e XVI. Farò menzione unicamente delle più rilevanti.

La prima piccola chiesa di architettura gotica, eretta, secondo che si legge in una iscrizione esistente in quella, dall’abate Giovanni V nel 1116, venne dipinta a fresco sotto Giovanni VI circa il 1220. Le pitture, che disgraziatamente hanno sofferto molto, ricoprono alla lettera tutte le pareti. Sebbene siano dure, e rivelino poca scienza di disegno, sono però piene di vita, e porgono tutta l’inge-