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quantasette volte, orgogliosi del loro piccolo stato elettivo, che per veneranda antichità sorpassava i regni più ragguardevoli del mondo. I monaci si piegarono mormorando alla onnipotenza del Pontefice, e da quell’epoca lo splendore della badia prese rapidamente a declinare.

Da quel momento il Papa elesse desso gli abati, i quali ebbero il nome di Manuales, siccome quelli i quali ricevevano il loro ufficio, la loro dignità, dalle mani del sommo pontefice. Il primo abate di questa serie fu Tommaso da Celano, caldo fautore del partito di Urbano, ed uomo distinto per doti pregevoli. Durò questo ordine di cose fino all’anno 1455, nel quale gli abati perderono parimenti la giurisdizione feudale, che avevano fino a quell’epoca continuata ad esercitare sul territorio appartenente all’abbazia.

II.

Narrasi abbia data spinta a privarli ancora di questo diritto la continua tirannia che facevano pesare sui loro dipendenti. Il governo dei monaci era diventato una vera calamità per i loro sudditi infelici i quali venivano incarcerati per ogni minimo pretesto, sottoposti alla tortura, e non di rado precipitati nei sotterranei del castello; l’indegnazione della popolazione era giunta al colmo. Un caso fortuito diede occasione alla rivolta. In novembre del 1454 una quindicina di giovani presero a beffeggiare due monaci sulla via pubblica, e finirono per aizzare contro di essi i cani. I due frati maltrattati porsero querela all’abate, e questi nella notte fece arrestare nelle loro case dai suoi arcieri i giovani, alcuni dei quali appartenevano alle famiglie le più distinte del paese, e quando sorse il sole la popolazione li potè vedere tutti quindici appesi al patibolo. La collina sulla quale subirono dessi l’estremo supplicio, porta oggidì tuttora il nome di Colle delle forche. Il popolo indegnato si sollevò, diede l’assalto al monastero, ne atterrò le porte a colpi di ascia, trucidò i monaci, li pre-