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Le condizioni del monastero si andarono aggravando durante l’esilio dei Papi in Avignone; i monaci orgogliosi, disobbedienti, indisciplinati, scuoterono più di una volta il giogo dell’abate, in guisa che il monastero rimase per vari anni e ripetutamente senza capo, e quando poi il Papa mandava da Avignone un abate a Subiaco, questi col suo dispotismo senza freno, riduceva vassalli e monaci alla disperazione. Si sa di Bartolomeo di Montecassino, eletto abate in Avignone nel 1318, che viveva la vita la più dissoluta, essendosi formato un vero harem di belle ragazze nel suo palazzo, mentre i monaci alla loro volta si abbandonavano a tutti i stravizi. Il monastero minacciava di andare in rovina, e solo il terribile rigore del francese Ademaro, valse a mantenerlo in vita. Questa specie di tiranno fu abate circa il 1353, e sarà facile rappresentarsi in quale stato deve aver trovata l'abbazia, quando si sappia, che non ebbe ribrezzo un giorno a far appendere sette monaci ostinati per le gambe, ed a tormentarli lentamente per mezzo di fuoco accesso sotto le loro teste. Ademaro era Ghibellino arrabbiato, e sconfisse pienamente le truppe del vescovo di Tivoli, in riva all’Anio alle porte di Subiaco. Gli abitanti di questo menano tuttora oggidì vanto di quel trionfo locale, ed additano con orgoglio al forastiero un ponte di un arco solo con una piccola torre sull’Anio, fatto costrurre da Ademaro col prodotto delle prede, e coll’opera dei prigionieri dell’esercito di Tivoli.

Se non che i disordini si rinnovarono, e presero sempre maggiori proporzioni; gli abati dissoluti si erano assuefatti a passare di continuo i loro giorni in palazzo, banchettando in compagnia di donne di mal affare. Gli uni dopo gli altri furono obbligati ad abdicare, e siccome non valevano a ridurli al dovere, nè ordini della curia romana, nè riforme ripetutamente tentate, Urbano VI si decise porre termine all’anarchia con un colpo di stato. Colla sua bolla del 1368 tolse ai monaci di Subiaco l’antico ed importante diritto di eleggere il proprio abate. Dalla fondazione del monastero, lo avevano esercitato già ben cin-