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I.

Alla distanza di quarantaquattro miglia da Roma, ed in una delle più belle valli della campagna romana bagnata dalle acque sempre fredde dell’Anio giace la rinomata abbazia dei Benedettini di Subiaco. Gli Apennini stendono ivi una catena di alture, i monti Simbrivini, i quali dividono gli stati della chiesa del reame di Napoli, i confini del quale sono formati in quel punto dall’antico territorio dei paesi Marsi, oggi Marsica, distretto degli Abruzzi. L’Anio scaturisce al confine di questi, e scendendo impetuoso forma una lunga valle per lo più ristretta, i cui monti coltivati ad olivi, ed ombreggiati da castagni, si stendono fino a Tivoli. In cima a quei monti, lungo il corso del fiume sorgono brune castella del medio evo romano. Filettino, Trevi, Jenna, Subiaco, Agosta, Cerbara, Marano, Anticoli, Roviano, Cantalupo, Saracinesca, Vicovaro, San Polo, Castelmadama, e Tivoli. Fanno parte i più del territorio dell’antica abbazia, e furono teatro della storia, poco conosciuta ancora, del Lazio romano nel medio evo, e furono anzitutto la culla del monachismo in Occidente.

Dai monti sterili di quel remitaggio severo, trassero origine tutti i monasteri ed i conventi, i quali, poco per volta quasi altrettante colonie, allargarono la giurisdizione di Roma sull’Italia, sulla Sicilia, sulla Germania, sulla Francia, non che sulla lontana Inghilterra. Dessi mantennero quelle regioni in comunicazione con Roma, e durante secoli tenebrosi di barbarie, ebbero il merito

F. Gregorovius. Ricordi d’Italia. Vol. I. 17