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saluto alla loro memoria, imperocchè tutti l’hanno vagheggiata, ed era degna dessa realmente di essere scoperta da un pittore e da un poeta, ai tempi di coloro i quali cercavano il fiore della poesia nelle acque colle Ondine, nei monti con Venere, e nelle grotte sotterranee d’Iside. Dessi furono tutti graziosi ed amabili, giovani e vecchi, col loro corno magico. Il loro gran sacerdote Novalis compare quasi un bel giovanotto pallido, il quale abbia rivestita la lunga tonaca del defunto suo nonno, e che stia ragionando di una saviezza mistica, che nessuno sa dove il giovanetto abbia potuto imparare. La loro musa è una sirena. Dessa abita la bella grotta azzurra di Capri, dell’isola del crudele e lascivo Tiberio. Tutti udirono il di lei canto, ma nessuno la potè scoprire, e tutti la cercarono, e morirono per il desiderio di quel fiore azzurro misterioso. Goethe loro lo profetava nel suo pescatore «Ora lo chiamava a sè, ora si tuffava nelle onde, e non si lasciava vedere.» Ed ora che il misterioso fiore azzurro, vale a dire la meravigliosa grotta azzurra, il mistero ignorato venne scoperto, il prestigio è scomparso; ed il canto dei romantici avrà cessato di risuonare nelle regioni germaniche.

Nell’entrare nella grotta mi sovvennero tutte le storie delle fate, ascoltate con avidità da bambino. Il mondo ed il giorno sono scomparsi, uno si trova tutto ad un tratto in un elemento nuovo, di luce cerulea. Le onde si muovano appena, e scintillano con tutta la varietà di colori, con tutto lo splendore delle pietre preziose. Le pareti sono rivestite tutte di una misteriosa tinta azzurra, quasi fossero di un palazzo delle fate. Tutto colà è nuovo, strano, misterioso. Il silenzio vi è così profondo, che nessuno osa aprir bocca. Si prova a dire qualche parola, ma si tace tosto di bel nuovo, e non si ode più che il tonfo del remo della barchetta, ed il frangersi delle onde, contro le pareti delle quali si sprigionano sprazzi di luce fosforescente. Quell’acqua cerulea esercita un fascino magico. Sorge il desiderio di tuffarvisi per entro, d’immergersi quasi in un