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mare, e nella cui riva trovasi la grotta azzurra. La è cosa singolare che il Capri superiore, ad onta della sua altezza possiede coste più basse che il Capri inferiore, imperocchè la montagna digrada dolcemente in mare, quantunque la spiaggia non sia accessibile nè alle barche nè alle persone, e si trovi senza sabbie, senza porto, ed irta, di scogli.

La torre di Damecuta indica ad un dipresso il punto dove sotto alla spiaggia trovasi la rinomata grotta azzurra, meraviglia di Capri, ma non però la sola che si rinvenga in questa isola delle sirene. Il mio albergatore Don Michele mi narrò quando, e come venne fatta la scoperta, alla quale prese parte essendo desso ragazzo. Suo padre Giuseppe ora defunto, Augusto Kopisch, il pittore Fries, ed il barcajuolo Angelo Ferraro, furono i primi i quali si arrischiarono a penetrare nella grotta. Ora sono morti tutti quanti, e Don Michele solo può ancora narrare la scoperta. Un suo zio sacerdote ammonì la compagnia di non volere tentare l’impresa, asserendo che la grotta era stanza di spiriti maligni, e sede di mostri marini, ed era pur anche malagevole la cosa, perchè a quell’epoca non esisteva in Capri veruna barca. Angelo pertanto si valse di una tinozza, mentre Kopisch e Fries si posero a nuoto. Il mio albergatore mi descrisse con vivacità la gioia dei due pittori, quando riuscirono a penetrare nella grotta, e mi disse che Fries particolarmente pareva fuori di sè, e che entrava ed usciva nuotando, e gettando continue grida per l’allegria. Augusto non ebbe riposo, finchè partì per Napoli onde far parte ai suoi amici della scoperta. Pagano conserva un vecchio registro dei forastieri quale una vera reliquia, ed in questo Kopisch ha fatta menzione sotto la data del 17 agosto 1826 nei termini seguenti della scoperta.

«Raccomando agli amanti delle curiosità naturali la scoperta che abbiamo fatta col nostro albergatore Giuseppe Pagano, e col signor Fries della grotta nella quale da secoli nessuno si arrischiava a penetrare, per timori su-