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maggioranna, e di mirto legato con un bel nastro. Questo mazzo fu l’intermediario della nostra amicizia, e mi introdusse in una delle più linde e graziose casette di Ana-Capri, dove passai molte ore geniali con quelle ingenue creature. Antonietta tesseva in giardino sotto un pergolato fra le viti ed i leandri, ed era lesta e disinvolta tessitrice quanto Aracne; sua sorella maggiore non tesseva che nastri di un colore solo, ma dessa di moltiplici, ed istoriati. Dessa non suonava lo scacciapensieri ma era abilissima nel battere il tamburino. I fratelli delle due giovani erano in mare. L’attività di quelle donne, le quali attendono inoltre a tutte le cure di casa, è sorprendente, imperocchè fin dal levare del sole seggono al loro telaio, e vi stanno, salve poche interruzioni, fino a sera, e ciò durante tutto l’anno. Per vero dire non sono condannate a quei duri e pesanti lavori delle loro sorelle di Capri, ad eccezione di quando viene a mancare l’acqua nelle cisterne, che in allora loro tocca scendere a cercarla a Capri, dove sono quattro poveri fonti, e recarla nelle brocche, su per la lunga gradinata. Portano quasi tutte un qualche gioiello in oro o di corallo, e spilloni d’argento nelle trecce, ed infelice, si ritirebbe quella fanciulla, la quale non fosse in grado procurarsi cotali ornamenti.

La città possiede un bel camposanto, piantato di cipressi e popolato di fiori, se non che il più grande orgoglio lo ripongono gli Ana-Capresi nel cosidetto paradiso terrestre, vale a dire nel pavimento della loro chiesa, sui quadrelli della quale è rappresentato in ismalto il paradiso, opera di buon disegno del Chiaese, la quale risale al secolo XVII. Anche in Ana-Capri l’architettura di genere moresco è bizzarra ed originale, e vi sono masserie col loro pergolato le quali fanno bellissima vista. Sono poche in Ana-Capri le rovine di Tiberio, i coltivatori di vigne le hanno quasi tutte distrutte; del resto gli edifici romani erano qui in minor numero che a Capri. I ruderi romani di maggiore momento si rinvengono nella pianura di Damocuta, regione fertile, la quale scende dolcemente al