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cosparso di massi staccati. Verso ponente e settentrione, scende alla pianura più ampia di tutta l’isola, e su quelle ripida pendice, ad altezza notevole sopra il mare, fra la piante verdeggianti ed i cespugli giace Ana-Capri. La piccola città può dirsi un complesso di romitaggi, imperocchè le case piccoline, di costruzione originale, sorgono sparse in mezzo ai giardini, la cui vegetazione è più rigogliosa di quella di Capri, particolarmente per gli olivi e per le vigne, le quali pendono in festoni dagli alberi, alla foggia delle pianure della Campania. Nel contemplare questa pittorica cittaduzza, questa profonda solitudine, non che la vista del mare ceruleo, nasce il desiderio di deporre il bastone di pellegrino, di dare un addio al mondo, e di costrurvi ivi una cella.

La tranquillità vi è maggiore ancora che in Capri, non vi si scorgono che uomini che stanno seduti, sulla porta delle loro case cantando, davanti al telaio od all’arcolaio, da cui dipannano la seta colore d’oro, ovvero intenti nei giardini a vangare od a raccogliere la foglia dei gelsi per i bachi, o che vengono dalla fonte colla loro brocca d’acqua sui capo. Siccome per essere la state tutti gli uomini stanno alla campagna, e molti giovani sono partiti per la pesca del corallo, non si vedono nella città quasi che donne; e si direbbe essere in Lemno, dove le donne sole sedute sulle loro rupi, lavorano indefessamente davanti ai loro telai.

Nei giorni e nelle ore in cui sogliono arrivare da Napoli le barche, trovai soventi volte sedute sulla lunga gradinata più di trenta giovani, alcune delle quali di rara bellezza. Stavano cinguettando fra loro, ed aspettando comparissero le vele per andare alla spiaggia. Sedeva fra mezzo a desse, aspettando con non minore desiderio la barca, per vedere se non mi recasse una qualche lettera in quella profonda solitndine. Tutte quelle giovani quasi, avevano in mano un mazzo di fiori, od un ramo di maggiorana, per domandare qualcosa coll’offrirlo. Antonietta poi aveva uno stupendo mazzo di garofani, di rose, di