Pagina:Ricordi storici e pittorici d'Italia.djvu/244


- 244 -

inferiore, il quale ama una di quelle belle e ritrose ragazze, che lassù nella sua casetta, circondata da tralci di viti, siedono al telaio, tessendo nastri, e cantando canzoni d’amore come Circe nell’Odissea.

Trovasi Ana-Capri talmente disgiunta da tutto il rimanente dell’isola, che non havvi altra strada di sorta per accedervi, all’infuori dei cinquecento sessanta gradini di quella eterna scala di Giacobbe. lmperocchè gli scogli scendono a picco, verticali quasi un muro sulla città inferiore portando alla loro sommità simile al tetto di una basilica, il monte Solaro, ai piedi del quale stanno Ana-Capri e la sua segregata popolazione, quasi popolazione di eremiti. La scala aperta nel vivo della rupe, sale in ripidissimo zig-zag nella parete quasi verticale, finchè arriva all’altipiano. Si attribuisce quest’opera singolare ai tempi antichissimi allorquando i Fenici ed i Greci costrussero la città superiore, le quale unicamente per questa via poteva essere messa in comunicazione colla città inferiore. Si scorgono ancora le traccie di più antica salita. A metà dell’attuale sta una piccola cappella di forma bizzarra, dedicata a S. Antonio, dove uno può fermarsi a prendere fiato; quindi si sale di bel nuovo, e si arriva non senza essere spossato di forza alla sommità. Se non chè, giunti al piano, denominato Capo di Monte, si trova ampia ricompensa della fatica sostenuta nella vista di quell’altura coltivata, che ricorda gli orti pensili di Semiramide, della parte sottoposta dell’isola e della immensità del mare. Su quella pianura s’innalza ancora d’alcune centinaia di piedi il monte Solaro bruno d’apetto e selvaggio, il quale presenta in cima d’uno dei suoi picchi le belle rovine del castello di Barbarossa, il quale ripete il suo nome dal famoso corsaro che sorprese un giorno Capri.

Fatti appena alcuni passi sul piano, si apre davanti agli occhi una novella vista. Non si scorge più Capri al basso, e si entra in una solitudine di bellezza inarrivabile. Sorge di fronte il monte Solaro, che ha l’identica forma del monte Pellegrino di Palermo; desso è nudo, incolto, nero