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che ivi si direbbe arrivare in un romitaggio, in albergo preparato per i pellegrini, colla cappa guarnita di conchiglie e col bordone.

Eravamo entrati appena nella nostra camera, che un canto per la strada ci chiamò alla finesta. Era giorno di domenica, e non poteva mancare una processione. Se non che, di quale strano ed originale aspetto! Seguivano la croce uomini e donne, quelli con cappucci bianchi, queste con bianchi veli! I cappucci erano circondati di una corona, formata a fronda di roveto spinoso, ed anche i lombi ricinti di una fune, accennavano a penitenza; la processione era dedicata alla crittogama. Procedevano cantando per le strade, e tutte quelle teste coronate di frondi, porgevano un aspetto pagano, per modo che si sarebbe detto fosse una processione di sacerdoti di Bacco, i quali coronati di pampini, si avviassero ad un tempio di Dionisio. Tutti gli uomini quasi portavano la corona di spine, ed anche taluni, i quali non rivestivano l’abito della confraternità. Mi fece particolare impressione la figura di un vecchio invalido, canutissimo di capelli e di barba, il quale con quella corona aveva propriamente l’aspetto di un satiro. Dopo gli uomini venivano le donne e le ragazze con bianchi veli, e le strade essendo strette per modo da dare passaggio a stento a due persone, erano piene da un muro all’altro.

Tale fu la mia prima vista in Capri. E siccome ho vissuto di poi colà giorni felicissimi, e non havvi località al mondo che io abbia così completamente visitata, perlustrata, in ogni sua altura, in ogni sua grotta accessibile, e quindi ho posto affetto a Capri, ed a suoi abitatori, voglio usare a questa isoletta il trattamento di quei navigatori riconoscenti, i quali appendono una tabella votiva, e sotto vi scrivono Votum fecit; gratiam recepit.

Il nome dell’isola presso i Greci ed i Romani fu Caprea. La si vuole spiegare col latino, quasi volesse accennare isola delle capre. Altri lo spiegano colla lingua fenicia, nella quale Caprain significa due città. I Greci la