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si sente il grido dell’upupa, la quale svolazza sotto le volte cadenti. Volgiamo lo sguardo alla parte opposta, verso la città eterna; splendono in essa migliaia di lumi. Centinaia di cupole, di torri, di colonne, di obelischi, s’innalzano verso il cielo azzurro, rischiarate dalla luna, di quando in quando si ode il suono di una campana, tranquillità magica, profonda, quasi il tempo stendesse su questa città di Roma un velo impenetrabile di silenzio e di riposo.

Due colonne emergono nella notte de quel laberinto di case, sormontate da due statue di bronzo, le quali rappresentano i padroni della città dopochè scomparvero gli imperatori. Sono gli apostoli S. Pietro e S. Paolo, i quali hanno preso posto sulle colonne di Antonio e di Traiano; il primo colle chiavi in mano quale conquistatore del cielo, di cui può aprire e chiudere le porte, il secondo colla spada in pugno quale conquistatore della terra. Stanno questi due guardiani di Roma nel silenzio della notte, nella loro aerea dimora, dominando tutte le rovine e tutti i palazzi.

Stanno preparando probabilmente una solenne allocuzione, od una lode di Maria, imperocchè fra breve non saranno più soli a dominare Roma; fra breve sorgerà sopra una terza colonna un’altra statua di giovane donna, che comparirà al lume di luna coronata di stelle. Potrete scorgere sulla piazza di Spagna l’antica colonna pagana sormontata da un casotto di tavole in legno. Furono già poste le fondazioni e benedette solennemente; stanno di già lavorando gli artefici a pulirne il fusto, ed altri nei loro studi stanno preparando la statua della Vergine Immacolata, che Pio IX vuole innalzare su quella colonna.

Roma nel dì 8 dicembre 1854 assunse tutto ad un tratto l’aspetto di Nicea. Duecento cinquantacinque vescovi e prelati, convocati da tutte le parti del mondo, un popolo di vecchi, un’assemblea di patriarchi dell’orbe cattolico, uomini i quali ricordavano Matusalemme e Noè, si erano radunati a Roma. Non s’incontravano fra tutte le rovine della città, che apostoli, padri della Chiesa. In quelle stesse strade