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interrompendo le loro declamazioni sentimentali sorgessero tutto ad un tratto, a vantare le delizie dell’amor divino.

Nel vedere questi piccoli oratori, si riterebbe che anche i loro sermoni e le cose che dicono dovessero essere puerili, e si dovessero considerare quale un passatempo al quale gli uditori dovessero in certo modo assistere col microscopio. Se non che la cosa è ben diversa; sono buone e vere prediche in istile solenne, alle quali non manca l’apparato di erudite citazioni. E non è raro udire ragazzine, talora di poco più di sei anni, le quali corredano le verità che bandiscono, colla autorità dei santi padri, e dicono così asserisce S. Agostino; così c’insegna S. Paolo; così dice il Santo Tertulliano.

Credo stia scritto in qualche sito; «Allorquando taceranno i profeti, parleranno i ragazzi, ed allorquando i ragazzi taceranno i sassi diranno amen!» Del resto in qualche località ora cominciarono a parlare i tavoli. Se non che l’uomo serio non può a meno di rimanere colpito da questo culto di ragazzi in Ara Cœli, e di considerarlo quale una metamorfosi del Cristianesimo. Che cosa direbbero S. Pietro e S. Paolo se mai capitassero in quella chiesa, e scorgessero qual esito finirono per avere le loro predicazioni?

Osserverò soltanto che la signora Enrichetta Becher Stowe, autrice della Capanna del zio Tommaso, la quale esaltando fuor di misura la precocità del nostro secolo, ci additò nella sua Evangelina di cinque anni un predicatore metodista, per non dire addirittura un genio del Cristianesimo, potrebbe trovare nello spazio di un’ora in Ara Cœli, per lo meno dodici piccole Evangeline, le quali per di più hanno studiato, e conoscano in santi padri.

I ragazzi intanto che avevano sorriso alla imagine del bambino, quasi ad un fantoccio, ultimata la predica s’inginocchiavano, e recitavono una preghiera al bambinello. Una ragazzina gli disse: «O dilettissimo fra tutti i fanciulli, degnati di volgere i tuoi occhi sopra di noi e di