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dalla città tutta la popolazione attuale, e sarebbe allora curiosa per dir vero quello che ne risulterebbe, a cominciare dall’Apollo del Belvedere, fino al piccolo Pagliaccio di Montanara, ed al povero S. Erasmo, al quale sono strappati gl’intestini. Se non chè, non sarebbe soltanto questo un sallazzo burlesco per la fantasia, ma ancora argomento a seri pensieri. Imperocchè tutte queste figure, figurine, figuraccie di divinità, d’uomini, di animali, sono ad un tempo figure storiche della umanità, le quali rappresenterebbero lo sviluppo delle vicende di questa, durante vari e vari secoli; ed alla fine tutto questo popolo di fantocci, potrebbe prendere posto a fianco del Laocoonte, e sclamare «Anch’io sono Laocoonte.»

II.

Sono attualmente in Roma due teatri di marionette, o di burattini, l’uno sulla piazza Montanara, l’altro su quella di S. Apollinare. Il primo è il teatro dei fantocci propriamente popolare, frequentato dalle classi inferiori; il secondo possiede burattini già inciviliti, i quali recitano anche in abito nero e guanti gialli, e lo spettacolo vi termina sempre con un magnifico ballo. I fantocci percontro del teatro di Montanara sono tuttora incolti, recitano in costume del medio evo, ed il loro portamento è tuttora primitivo, rozzo, e senza garbo. Rappresentano soventi storie di cavalieri antichi, talvolta pongono in iscena il pio Enea ed il re Turno, ma sovratutto poi romanzi del medio evo, e l’Ariosto tutto quanto, in guisa che mantengono viva nel popolo la memoria di tutte quelle finzioni poetiche, la quale cosa non è poco merito. In questo giorno sta appeso all’arco dei Saponari, in vicinanza del teatro dei fantocci un grande cartellone, sul quale si legge in lettere colossali, che si recita la scoperta delle Indie, fatta da Cristoforo Colombo, nell’anno 1399, che così propriamente sta scritto sul maestoso affisso.