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tista, e non ricordo avere viste migliore statue di cera. Per quanto fosse selvaggia, la scena produceva minore impressione che il quadro spaventoso del Poussin nella galleria del Vaticano, che parimenti la riproduce. Imperocchè quivi l’osservatore non pretende trovare un’opera d’arte. Nel quadro del Poussin per contro, furono tenute in non cale tutte le leggi le più volgari dell’arte; per trovare piacere a contemplarlo, è forza essere un beccaio od un gladiatore. L’arte cristiana pare avere superato il piacere barbaro, che gli antichi Romani provavano a contemplare le ambasce di morte degli uomini e degli animali; se non che riuscì più meschina, più disgustosa. Imperocchè quale si è la cosa la quale possa recare maggiore offesa ai sensi di umanità di un tal quadro, o della pittura della chiesa di S. Bartolomeo nell’isola del Tevere, la quale rappresenta quel santo scorticato vivo, ovvero degli affreschi della chiesa di S. Stefano Rotondo, li quali riproducono le varie sorta di supplici dei martiri, le une più barbare delle altre, con buon disegno, stupendo colorito, e con una verità, la quale grida vendetta al cielo. Se un antico greco potesse visitare oggidì le gallerie d’Italia non che le sue chiese, potrebbe ritenere di essere capitato in mezzo ad un popolo di Ciclopi antropofagi, il quale avesse una religione da cannibali riprodotta nella pittura, e ciò ad onta di tante altre opere, le quali si direbbero dipinte dalle grazie stesse.

Il senso dei Romani per le figure, per i gruppi, per ogni rappresentazione scenica è generale, pronunciato in modo meraviglioso. Non havvi festa nella quale non lo si possa riconoscere. In parecchie chiese si possono vedere raffigurato scene bibliche, leggende, la nascita, la passione di Cristo. Si può osservare questo senso nelle botteghe stesse dei venditori di commestibili, nei banchi dove si fanno cuocere vivanda sulla strada pubblica. Anche questi hanno i loro santi, i loro patroni, le loro feste, e gareggiano nell’ornare le loro botteghe, con fiori, pitture, lampade, statuette. Non appena giunge il carnovale, le botte-