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rotonda a metà illuminata, e l’eco ripercotendo sotto quelle volte quei nomi terribili di Nerone, Domiziano, Decio, Diocleziano, pareva volesse evocare gli spiriti dell’antica Roma. Ero seduto presso la tomba di Rafaello, e gettando lo sguardo in quella mezza oscurità, sui gruppi dei fedeli inginocchiati, e sulla figura bianca del predicatore, mi compariva questi quasi mago che evocasse i morti.

Questa scena del Panteon m’indusse a visitare le chiese sotterranee di Roma. In questa settimana dei morti, si danno in questi sepolcri, rappresentazioni di storie di martiri, di scene bibliche, le quali sono abbastanza originali. Le cappelle di questi cimiteri, sono d’ordinario due, una superiore, ed una sotterranea, dove stanno propriamente le sepolture. Durante la settimana dei morti, nella chiesa superiore si innalza un sarcofago ricoperto di panni neri, circondato da cipressi e da candelabri, sul quale riposano un crocifisso ed un teschio. I sacerdoti cantano i salmi dei morti, ed i devoti ed i curiosi, parte in piedi parte in ginocchio, riempiono la chiesa, quasi perduti in una nuvola di fumo d’incenso.

Ecco la cappella Alla morte presso il ponte Sisto; scendiamo nella chiesa sotterranea. Vi scorgeremo cose singolari. Tutte le mura, tutte le pareti sono ricoperte di rilievi, di rabeschi, e di mosaici fantastici. Vi sono fiori, rose, stelle, quadrati, croci, ornamenti di ogni maniera quali soltanto una imaginazione orientale li può concepire, ed il tutto è congegnato nel modo il più ingegnoso, unicamente con ossa umane. Si dura fatica a prestare fede ai propri sensi. Conviene imaginarsi una cappella sotterranea, riccamente illuminata, costrutta tutta di teschi, di scheletri, colle pareti formate di ogni maniera di ossami, ed ivi una folla di creature viventi, donne per la maggior parte e ragazze, dame in abiti di seta, belle e vivaci fisonomie, le quali ridono, cinguettano in mezzo a tutto quell’apparato di morte, in quella atmosfera impregnata di effluvi cadaverici, avviluppate nei vortici del fumo degli incensi.