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lotteria senza la quale non havvi propriamente festa in Italia. Il premio consisteva in un pezzo di stoffa di cotone, il quale pendeva da un balcone. Un giovanetto estraeva i numeri, i quali venivano spesso annunciati coi nomi proverbiali che loro si sogliono dare, i quali erano motivi di novelle risa. Tutte queste risa si facevano con quella disinvoltura, e con quelle convenienze di forme, che sono doti caratteristiche e preziose del popolo italiano, il quale si può dire civile ed educato per natura. In tal guisa vivono e si divertono i cinquecento abitanti di Nettunno, divisi in certo modo dal resto del mondo, collocati quali si trovano fra il mare e le paludi pontine, e le strade poco frequentate che portano da una parte ad Anzio, dall’altra a Velletri. Però possiede Nettunno campi e giardini; provvede il vino che si beve in Anzio, ed ogni giorno manda a questo un carro di pane bianco, imperocchè ivi se ne cuoce soltanto di qualità inferiore. Ho bevuto a Nettunno vino ottimo, e non è poca cosa in questi anni in cui il Dio Bacco è travagliato da fatale malattia. Un cittadino di Nettunno ci volle portare un giorno nel suo tinello, nome che danno alla cantina; scese in segreto in un nascondiglio sotto il suolo, e ne trasse fuori uno stupendo vino rosso, quale non avevo bevuto più da Siracusa.
Ogni coltivazione cessa su questa spiaggia di Nettunno, perchè oltrepassata appena la città cominciano in tutta la loro solitudine le paludi pontine, le quali si stendono fin verso Terracina. Nessun abitato si rinviene più sulla spiaggia, sorgono soltanto solitarie alla distanza di circa due miglia dall’una all’altra le antiche torri del medio evo. L’aspetto di questa solitudine, di questo deserto, di questa totale mancanza di ogni coltura, è sommamente imponente. Uno non si crederebbe più sulle coste classiche d’Italia, ma nei deserti nelle solitudini dell’India o dell’America. Il frangersi continuo delle onde, il scintillare del sole estivo sulla spiaggia bianca, piana, monotona, il grido malinconico dell’avoltoio, del falco, il volo dell’aquila