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nalzati lungo questo loro mare. Tutta la spiaggia della Toscana fino a Terracina, da Terracina a Napoli, attorno al golfo, e fin oltre Salerno, non era che una continuazione di palazzi marmorei, di tempi, di bagni, di ginnasi, una manifestazione continua della magnificenza romana; e quale fosse la splendidezza di tutte queste costruzioni, si può giudicare tuttora dalle loro rovine, che giacciono in fondo al mare. Chi avesse percorsa in allora questa lunga riviera, e visti tutti quegli edifici destinati al piacere, al diletto, che per importanza gareggiavano colle città, avrebbe per certo goduto dell’aspetto di una bella civiltà. Ed ora queste spiaggie amenissime, sono nude e deserte; non offrono altro allo sguardo che le torri cadenti in rovina, che il medio evo aveva innalzate a difesa contro le invasioni dei Saraceni. Circondano queste tutta quanta l’Italia, e tutte quante le isole del Mediterraneo, e danno alle spiaggie un carattere serio, e si potrebbe dire cavalleresco.
Non fanno però qui difetto memorie pure dei tempi moderni, le quali portano l’imaginazione ad altre regioni, ed altre zone. Quel bel palazzo Mencacci che sorge in una fresca valle, vicino alla spiaggia, fu abitato non ha guari per vari anni da un re in esilio. Aveva vissuto desso in America, e guerreggiato per un trono sulle belle sponde del Tago. Fu questi Don Miguel, principe esecrato dal Portogallo. Giunse qui fuggiasco, senza corona, con poco seguito. Visse a lungo in questa solitudine, vicino ai galeotti, in un esilio che dovette propriamente essere senza conforti; imperocchè, se a noi che nulla abbiamo ad espiare, può parere poetica questa spiaggia solitaria, sui confini delle paludi pontine; ad un re spodestato doveva pure riescire incresciosa e di significato quasi vendicativo. Don Miguel uccideva qui il suo tempo, cacciando incessantemente nei boschi sovra Astura. Un bel giorno scomparve, e non se ne parlò più. Mi narrarono in Anzio, che soleva trattenersi volontieri con i pescatori, e che punto non si vergognava di tenere discorso della sua disgra-