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differenza che passa fra il settentrione nebuloso, ed il mezzogiorno irradiato dal sole. Il pescatore napoletano, povero quale si è, seminudo, con i suoi calzoni corti di tela, in manica di camicia, col suo berretto rosso in testa, è snello, vivace, ciarliero, pronto sempre allo scherzo, al frizzo, al canto, al ballo, compare a fianco del nostro pescatore taciturno e tranquillo del mare Baltico, una figura affatto teatrale, ed in certo modo ideale. Credo che se si collocassero assieme in una barca un pescatore napoletano ed uno del mare Baltico coll’obbligo di starvi una intera giornata, uno dei due finirebbe per cacciarsi in mare. Non sarebbe possibile ad un pescatore del mare Baltico di sostenere una parte storica come la sostenne il pescatore napoletano, il quale può vantare il nome di Masaniello. Non già che sia stato questi un uomo grande, ma fu per certo un uomo strano, impetuoso come un pescatore avvezzo a lottare colla tempesta, ardito, temerario, ambizioso, uomo del momento, come momentanea fu la sua grandezza, senza pensieri, senza cervello, senza uno scopo prefisso, pari alle onde sempre agitate, le quali le une sopra le altre si accavallano.
Tra le figure storiche non saprei paragonarlo ad altri per similitudine di nascita, di condizione, per ombra passeggera di grandezza, che a Giovanni di Leida, il re momentaneo di Munster. Questi era sarto, e presso di noi le corporazioni dei sarti sono le più irrequiete, veri napolelani, razza di Pulcinella, avventurieri nati. Giovanni di Leida però, fu più grande di Masaniello, imperocchè, in certo mopo vagheggiò un’idea, cosa possibile ad un sarto tedesco, e non ad un pescatore napoletano. Furono figure bizzarre e l’uno e l’altro, fatte propriamente per il teatro d’opera. Fu però sempre sotto un certo aspetto cosa seria, che nel Napoletano dove la condizione di pescatore fu sempre fin da tempi antichi più estesa che non in qualunque altra parte, abbia avuto una volta pure un re. Vidi a Napoli nella galleria dei quadri, agli studi, un ritratto di Masaniello, opera dello Spadaro suo contemporaneo. È