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ad un osservatore attento, porta l’impronta dei tre grandi periodi di civiltà del genere umano; il giudaismo, il paganesimo ed il cristianesimo. Non si posson dividere, talmente sono connessi, e talmente il culto cristiano ha riuniti in sè il giudaismo, ed il paganesimo. Per non far parola del paganesimo, percorrendo Roma, visitando le sue magnificenze, ad ogni passo traspare lo spirito, la forma del Giudaismo, perfino nel vestire dell’arte cristiana. Parlando della scultura, qual’è la più sublime creazione in marmo del genio cristiano; il Mosè di Michel Angelo, sulla tomba di Papa Giulio II. Parlando della pittura nelle loggie di Raffaello, nella cappella Sistina, in innumerevoli altri siti, che cosa si scorgono? Argomenti tolti dall’antico Testamento. Parlando della musica, quali sono i pezzi più sublimi, che si eseguiscono nella settimana santa? Le lamentazioni ed il miserere, grida di dolore, e canti degli antichi Ebrei. E questo popolo al quale la sorte affidava i titoli più remoti dell’umanità, ed al quale il Cristianesimo andava in certa guisa debitore della sua essenza, vive ora nell’angusto e sucido quartiere del Ghetto, reliquia storica meravigliosa e la più antica, colpita dall’impronta dell’ironia più tragica che la storia abbia mai additato.

Se non che, anche questo popolo conculcato, disprezzato, ha desso pure colpito il mondo della sua ironia, imperocchè a tutti i simboli della sua religione uno ne seppe aggiungere ed introdurre nella storia politica; vale a dire il vitello d’oro, attorno al quale si affolla ed agita il mondo avido e bisognevole di imprestiti, come profetarono, scrissero, e rappresentarono nei loro libri Mosè, ed i profeti.