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infondano i sentimenti del dovere e che estirpino l'ignoranza e il pregiudizio, si sono aperte le Biblioteche popolari. Se la società odierna ha solennemente sancito che l’istruzione del popolo sia uno dei valevoli mezzi per sanarlo dai vizii che lo tengono infermo, mi concederete facilmente di esprimere che nulla può tanto giovare a siffatta istruzione, quanto la diffusione di queste Biblioteche, che sono destinate a somministrare all’operaio l'alimento dell’anima, come il lavoro gli somministra quello del corpo. Perciò le Biblioteche popolari posson dirsi il. complemento di tutte le istituzioni che da pochi anni si sono promosse fra noi per migliorare lo stato si materiale come morale dell’operaio. In Inghilterra, in Germania e in Francia le Biblioteche popolari si sono diffuse ed hanno prodotto maravigliosi benefizi. Anche in Italia si sono iniziale e dappertutto hanno fatto buona prova. La istituzione delle Biblioteche circolanti pel popolo è umile; ma nello stesso tempo ciascun di noi deve vedere quanto possa riuscire utile alla società. Io non ignoro che queste Biblioteche hanno da vincere due potenti nemici trincerati in fortezze formidabili. I nemici, di cui discorro, sono: l’ignoranza ed il pregiudizio; le fortezze: la bettola e l’ozio. Noi dobbiamo combattere questi due nemici, dobbiamo assalirli; le nostre armi saranno gli utili e i sani libri. Il libro mi riprometto che da qui in avanti sarà l'arma del popolano per combattere la sua ignoranza , sarà il suo maestro, sarà il suo amico, il suo fedele compagno, lo non voglio però pascermi di puerili illusioni; forse sarebbe vano sperare che qui accadesse ciò che si rinnuova spessissimo nelle Biblioteche dell’Alsazia. L’illustre Giovanni Macé racconta che i piccoli Comuni delle Provincie dell’Alto Reno possiedono tutti una Biblioteca circolante e che brigate di operai reduci dal lavoro si contendono il passo per giungere le prime ad avere uno dei pochi libri che vi sono custoditi. E questa gara va tant’oltre che è mestieri fortificare con spranghe di ferro le porte delle Biblioteche. Non credo, ripeto, di dover essere qui spettatore di colali fatti, ma non per questo voglio credere che l’opera nostra non debba produrre i suoi frutti. Io son certo che i nostri buoni popolani procureranno di trarre profitto da questa utile istituzione, che è destinata a tener