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76 un’escursione nei quartieri poveri di londra.

tracciata, — considerazione da farsi, perchè nei più poveri quartieri si Londra si trovano alle volte grandi arterie che farebbero invidia a quartieri meno miserabili, — ci cacciammo in un dedalo di via strette e tortuose. Queste vie quasi deserte di giorno, erano ora molto animate.

Tutte le botteghe illuminate; le taverne piene fin sulla porta, dove spesso gli avventori stavano ad aspettare per poter entrare. Ad ogni passo incontriamo gruppi d’operai, di marinai mezzo ubbriachi, cantando o questionando. Agli svolti delle vie, bionde e pallide ragazze, la cui bellezza eguaglia qualche volta la gioventù, poverissimamente vestite, nudi i piedi e le gambe, la capigliatura in disordine, il petto appena coperto, avvicinavano i passanti con voce rauca. In tutto ciò era però un certo ordine, una certa calma; si comprendeva che l’ora degli ignobili saturnali non era ancora suonata, e che non si era ancora che sul principiare.

Il signor Price, per farci pazientare, ci conduce in Grace’s alley, al Principe di Danimarca, vasto stabilimento montato come un teatro. All’ingresso riconobbero la polizia e ci lasciarono passare senza biglietti. Il Principe di Danimarca è un caffè-cantante e danzante frequentatissimo; vi si mostrano anche cani e scimmie sapienti, e dei saltimbanchi vi fanno giuochi sul trapezio e sulla corda tesa. Tutto ciò ci divertì per un istante. Il pubblico del luogo pigliava grande interesse alla rappresentazione, e nulla notammo che ci sembrasse straordinario nei vestiti e nelle faccie degli spettatori. Decisivamente il signor Price voleva progredire a gradi. Non tardammo infatti ad entrare in diversi caffè-cantanti, dove alcuni marinai stranieri, mescolati a donne di bordello, componevano tutto il pubblico degli esecutori e degli spettatori.

In uno di questi caffè un ballerino dei più agili volle darci un saggio della gigue britannica. Era una meraviglia vedere questo ragazzaccio dimenarsi sulla scena fino a perdere il fiato.