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ricordi di londra. 39

Se tutto il sangue che fece spicciare il pugnale o la scure dalle vene della gente sepolta fra la tomba di Enrico VII e quella di Edoardo il Confessore, si spandesse tutto a un tratto nel santuario, non rimarrebbe un palmo di marmo senza macchia. Maria Stuarda, Lord Staffort, il marito di Anna, duchessa di Somerset, decapitati; Tommaso Tyrme, assassinato; Aymer di Valenza, conte di Pembroct, assassinato; Tommaso di Woodstock, duca di Salisbury, assassinato; Riccardo II, assassinato; Edoardo V e il fratello duca di York, gli sventurati figli di Edoardo, assassinati; il duca di Buckingham, assassinato; Spencer Perceval, cancelliere del tesoro, assassinato; Nicola Bagenall, soffocato nella culla dalla nutrice. Dopo fatto il giro delle cappelle, colsi un momento che il custode guardava da un’altra parte, per sedermi sul vecchio trono del re di Scozia; e poi battei la mano sulla pietra dove il patriarca Giacobbe posò la testa quand’ebbe la visione divina.


Chi non ha visto a piovere a Londra, non ha visto Londra; ed io ebbi questo piacere la mattina che andai a vedere il tunnel sotto il Tamigi. Capii allora come con quel tempo, si possa esser presi dalla tentazione di tirarsi una pistolettata. Le case sgocciolano, come se sudassero; l’acqua non par che scenda soltanto dal cielo, ma che trapeli dai muri e dalla terra; i colori cupi delle case diventan più cupi, e pigliano un’apparenza oleosa; le imboccature dei vicoli sembrano imboccature di grotte; tutto par sucido, logoro, muffoso, sinistro; l’occhio non sa dove rivolgersi, che non incontri qualcosa di sgradevole; si senton dei brividi che fan l’effetto dell’assalto improvviso d’un malanno; si prova un senso molesto di stanchezza, un’uggia d’ogni cosa, una voglia inesprimibile di sparire come un lampo da questo mondo noioso.


Mentre pensavo queste cose, sparii davvero dal mondo, scen-