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ricordi di londra. 31

meno per aver il compenso d’un sorriso che volesse dire: — Scusi, — Che! M’aveva voltate le spalle senza darsi l’incomodo di guardare quant’ero lungo. Visto che s’usava così, presi le mie precauzioni, e ogni volta che vidi un vicino stender la mano, gli porsi la spalla, dicendo: — Si serva; — e così tenendo duro finchè si fosse servito, restai un po’ meno sconquassato. Ma fui poi compensato, su quello stesso omnibus, dal piacere che provai persuadendomi che si può benissimo fare una piacevole conversazione senza capirsi. Un giovanotto accanto a me, che pareva molto allegro, mi rivolse la parola in inglese. Io risposi in francese: — non capisco. Egli non capì che non capivo, e tirò innanzi ridendo. Feci cenno col capo di no, di no, che non s’incomodasse, che era fiato perduto. Il caso volle forse che quel no cadesse a proposito a una domanda che m’aveva fatta, e continuò più infervorato che mai. Allora, poichè parlava con tanto piacere, finsi di capire, facendo dei mezzi sorrisi e dei cenni indeterminati, che non potessero discordare recisamente da nessuna cosa che mi dicesse. Poi, cominciando ad annoiarmi di far quella parte, pensai che s’egli mi parlava una lingua che io non capivo, io potevo bene parlargli una lingua che non capisse lui: e mi misi a discorrere in italiano. Era buio pesto; nondimeno rise, mi battè la mano sul ginocchio, stette a sentire con un’aria di curiosità come se gli avessi canterellato un’arietta; e poi da capo a parlare inglese, e così si continuò per un pezzo, con reciproca soddisfazione, fin che l’omnibus si fermò; scendemmo, mi diede un Orario d’una Società di navigazione a vapore, della quale m’immagino che fosse un agente; e ci separammo stringendoci la mano come due persone che si fosser trovate completamente d’accordo su tutte le quistioni del giorno.

La sera non ebbi il coraggio di sfidare lo spleen, e lo fuggii riparando per tempo all’albergo. Oh se avessi avuto là qualcuno da pagare perchè mi stesse a sentire, gli avrei dato volentieri una mezza lira sterlina, tale era il bisogno che provavo