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24 | ricordi di londra. |
A queste strade fiancheggiate da palazzi principeschi, fanno contrasto altre strade lunghissime fiancheggiate da innumerevoli case tutte d’un colore, tutte d’un’altezza, tutte d’una forma, col tetto nascosto dietro i muri, in modo che paiono scoperchiate, senza terrazzini, senza persiane, nude come muraglie di bastioni, in alcune strade, nere come la gola del camino, colle porte e le finestre contornate da righinette bianche, che dan loro l’aspetto di enormi catafalchi; in altre parti, d’un rosso cupo, d’un giallastro viscoso, da parer case fatte di fango e di filiggine; e si va innanzi fra questi colori e queste mura per miglia e miglia, senza incontrar un sol edifizio che rompa quella uniformità melanconica, una sola casa che rammenti la città ricca e magnifica.
Ma per contro la ricchezza e la magnificenza dei quartieri signorili sbalordiscono. A ogni passo vi trovate dinanzi a un palazzo immenso, straricco di bassorilievi e di ornati, e pensate che sia un palazzo reale; è invece una stazione della strada ferrata, un albergo, una casa di commercio. Strade intere sono fiancheggiate dalle due parti da questi splendidi colossi, ciascuno dei quali, visto dall’estremità opposta di quello accanto, sembra già molto lontano, e mostra vagamente la sua nera mole a traverso la nebbia come una enorme rupe tagliata a picco. Il grandioso che in altre città è sparpagliato e bisogna cercarlo, là vi circonda; e quello che in altra città vi par tale, portato là coll’immaginazione, si perde nell’immenso. Attraversate dei quartieri monumentali, passate da una città di palazzi, silenziosa come se fosse disabitata, in una città di officine, nella quale udite mille rumori, senza vedere nessuno; e da questa in un vasto sobborgo dove formicola un popolo immenso, e non si ode quasi strepito; e uscendo da questo sobborgo, rientrate in una città di palazzi. Non errate per una città, viaggiate per un paese.
Chi può dire le mille impressioni sfuggevoli che si provano