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22 | ricordi di londra. |
di quello che m’aspettavo. Là è il punto d’incontro di tutti gli omnibus di Londra occidentale, e ognuno può immaginare che trambusto. Basti dire che mi venne da ridere pensando a ciò che nel Corso a Roma, in via Toledo a Napoli e in certe strade di Genova, noi chiamiamo un gran movimento, e che appetto a quello non è che il tranquillo via vai di un villaggio in un giorno di festa. Infilai la gran strada di Vithehall e andai a riuscire sulla piazza del palazzo del Parlamento, e di qui mi diressi sul ponte di Westminster.
Il colpo d’occhio che sì gode di là è il più bello di Londra, e rivende tutte le vedute dei ponti della Senna. Da una parte si vede il grande e delicato palazzo gotico del Parlamento, incoronato d’innumerevoli torricine, e decorato di mille statue di regine e di re, di là dal quale s’alzano le torri della gloriosa abbazia di Westminster, il Panteon dell’Inghilterra, sull’altra sponda, gli otto graziosi edifizii dell’ospedale di San Giacomo, dipinti di vivi colori; a monte del fiume, un orizzonte aperto ed allegro. In quel punto par di essere in un’altra Londra; v’è non so quale maestà serena di città meridionale. Il Tamigi, percorso da pochi piroscafi e da poche barche, passa in silenzio dinanzi al monumento che rappresenta la gloria e la potenza dell’Inghilterra, come un esercito infinito che sfili dinanzi al suo principe; e da quell’ampiezza chiara e queta si vede in fondo, lontano, come traverso a un velo, gli edifizi neri e confusi, i ponti che formicolano di gente, e il fumo denso della vecchia Londra che s’agita e lavora.
Osservai per la prima volta, stando su quel ponte, che a Londra quando c’è un po’ di moto per le strade, moltissimi, anche signori, si rimboccano i calzoni come i contadini; e che altri moltissimi portano dei vistosi mazzetti di fiori all’occhiello. E confesso che non potevo trattenermi dal ridere vedendo, come vidi spesso, un viso straordinariamente grave, il mazzetto, e la rimboccatura, sur una sola persona.