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Sempre fosti, o Natura; e un fiore un solo
Fior sul tramite mio mai non scorderò
Le primavere tue vane e fugaci,
E con sorriso amaro
Ai lunghi affanni e a mia virtù schermisti.
Ma se a quest’occhi miei la luce or neghi,
Pianger debbo i tuoi soli e la tua possa?
Forse, se omai quest’ossa
Con muta e disperata ira calpesti,
Speri, che intero io resti
Nel guancial freddo de l’oscura fossa?
A inesorate, uguali
Leggi tu servi, e in tuoi chiusi destini
Quel che rovini e te stessa non sai.
Con perenne, monotona vicenda,
Macchina cieca, per l’ombre cammini,
E qual fosti, sarai. Ma l’immortale