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Ed aggrappato al suo materno tufo,
Il monotono trillo
Siegue con ressa il solitario grillo.

     Allor questa noiosa
Creta e mia vita dolorosa oblio;
E già mi par che sciolta
D’ogni colpa mortal la disïosa
Ala spinga pe’l ciel l’anima mia,
Chiara qual sole e libera qual vento.
Ma qual voce e lamento
Da questa nova, luminosa via
Chiamarmi a nome e richiamarmi io sento?
Maria, dolce Maria,
Non turbarmi quest’ora! Ah! ch’io non vegga
Quei pensosi occhi tuoi, che fur già tanto
Universo per me, ch’io non li vegga
Per mia cagione in pianto!