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     E canterò. Ma dove
Spingi il tuo volo, o instabile speranza?
Il pianto mio dimentichi
E i lunghi affanni e le durate prove?
Ahi! ne la solitudine
Di questo umano esilio
Solo il dolore ha stanza.

     Signor, che a queste brume
Doni del sole il provvido sorriso,
Toglimi al dubbio gelido,
Che a l’ingenua mia fede ammorza il lume!
Deh! ch’io non più ne l’orrida
Nebbia, che il cor m’intenebra,
Gema da te diviso!