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Povera madre mia! M’aspettò tanto,
     Tanto pregò propizii al mio ritorno
     L’amor, l’onde, i celesti! Io la guardai
     Come straniero, allor che con le aperte
     Braccia al collo mi corse; ignota al core
     Mi suonò la sua voce; indifferente
     Passò sovra le mie guance il suo pianto,
     E se dolce parola ebbe il mio labbro,
     S’ebbe lagrima il ciglio, era a te vôlta
     La mia dolce parola e il pianto mio!
Deh! perdonami, o madre! Amor s’è fatto
     Tal tiranno di me, che a nulla io vivo
     Fuor ch’ai governi suoi. Splendido e sordo
     Siccome fiamma voratrice, egli arde
     Nel petto mio; sugge il mio sangue, avvolge
     Tutti nel suo furor memorie e cose
     Ed affetti e speranze, e grande e solo
     Sopra il fatto deserto ei vive e regna!