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     Ch’io lontano da te vivo tra queste
     Luttüose pareti, ove non scherza
     Raggio di luce mai, dove non sorge
     Spirto alcuno di gioia, e vi si asside
     Tenebroso il silenzio, o vi si aggira
     Ululando una bruna ombra, che nulla
     Di vivente non ha tranne il dolore.
     Povera madre mia! Di me sol’uno,
     Dopo il pianto ella vive! Avria già chiusi,
     Senza l’amor che al viver mio consacra,
     I suoi vedovi giorni entro a la fossa,
     E raggiunto anzi tempo il cener santo
     Del mio padre infelice! Io la lasciai
     Derelitta e piangente, e a le tue braccia,
     De l’universo immemore, mi spinse
     Quell’occulta virtù, che volge al cielo
     Ogni pallida fiamma e a le nascenti
     Rose del giorno il pellegrino augello.