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     Allor tacita più, più inerte e immota
     Stagna la vita mia. Fulmina il sole
     I suoi fervidi raggi, ed io per terra
     Qual vilissima cosa, immobil, muto
     D’altri ignaro e di me giaccio, ed aspetto
     Qual mai cosa non so, ch’or mi tien forma
     D’una candida sposa, or si tramuta
     In un fosco disio che par la morte.
     Lascia talor dai suoi morbidi rami
     Qualche stella cader nitida e fresca
     Il mio pietoso gelsomin, l’antico
     Confidente dei miei sogni, e la posa
     Con occulta pietà su’ miei capelli.
     Fra cui leggera, e trepida intrecciossi
     Tante volte la tua mano, e su’l fronte
     Scivolando freschissima, diffuse
     Mille brividi ardenti entro al mio sangue.
Strani e inqueti così volgono i giorni