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Melpomene s’invola; e benchè molti
Sdegnosi petti e non corrotti ingegni
Al severo suo culto ardan devoti,
Qual ne trarrem giammai pregio e decoro.
Se qual zingara abietta erra pe ’l mondo
L’arte di Roscio, e divien Roscio istesso
Mercatante di laudi e di quattrini?
Però non slaccerà l’arduo coturno
La mia tragica Musa, e tu, cortese,
Del favor tuo l’affida. I casi udrai
Di Manfredi infelice; e se di sacra
Ira, più che di pianto, illustre obietto
Ti fia l’alta sua fine, ed all’inulta
Ombra tesor darò d’itali sdegni
Contro l’invitta tirannia di Roma,
Vano non fia che mi si schiuda un giorno
L’ambito onor de la redenta scena.
Tu, quando a l’ara de le Grazie, intatto