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Balza Macrino a furia di gazzette,
Macrin, che tramutò l’itala scena
In orrendo covil d’egizia maga,
Direm, che sol di pane e di circensi
Uopo han l’itale genti? o che distrutti
Sono i tripodi sacri e l’auree bende,
Onde culto solenne ebbero un giorno
L’arti vaganti dal natio Gefiso?
Lascia, che dal polmon fradicio e stucco
Tragga il tempo un sospiri vedrai per l’aria
Tante aurate scoppiar bolle e vesciche,
Ch’astri parvero al vulgo; e a lui, che indarno
Del carro de la fania unse le ruote.
Restar di tanti plausi e tanti allori,
Appena appena un ciondolin sul petto.
A sciocca plebe, che s’allegra al lazzo
D’osceno Stenterello, e piange agli urli
De l’omicida frenesia d’Orlando,