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gendomi alla madre, le dissi: “Che consolazione è l’aver una creatura sì vicina al cielo com’è la vostra!”

“E qual gioia,” ella rispose singhiozzando, “se la sua povera e vecchia madre potesse seguirla colà. Ah! signore, è duro il separarci.”

“Io spero che, per grazia e per fede, voi presto la incontrerete per non più separarvene.”

“Signore,” disse il lattaio, “questo pensiero mi sostiene; e la bontà del Signore mi fortifica contro ogni sventura.”

“Padre... madre,” esclamò la meschina, “Egli è buono verso di me: confidatevi in Lui; lodatelo sempre più.”

“Signore,” ella aggiunse con flebile voce, “io vi ringrazio dell’affabilità che usate verso di me...... vi debbo chiedere un favore ancora. Voi seppelliste la mia sorella...... volete voi...... fare la medesima...... cosa... a me...... a me pure?”

“Tutto sarà a seconda de’ vostri desiderii, se ciò piace a Dio!” io le risposi.

“Grazie, signore... grazie! Un altro favore ho da chiedervi ancora. Quando sarò... morta,... ricordatevi del mio padre e della madre mia. Essi sono vecchi, ma... io spero la buona... opera è comin... cominciata nelle loro anime... Le mie preghiere sono esaudite...... Vi prego... venite qualche volta... a vederli... Io non... non... non posso parlare molto, ma... io voglio farlo per il loro bene... spirituale... Signore, ricordatevi di essi... qualche volta.”

I vecchi genitori proruppero in forte e dirotto pianto, sospirando e singhiozzando, e trovando in questa espressione de’ loro dolori alcun sollievo.

Al fine dissi ad Elisabetta: “Non provate nessun dubbio o tentazione, rapporto alla vostra eterna salvezza?”

“No, signore! Iddio si mostrò assai buono verso di me, e mi diede pace.”

“Quali sono i vostri pensieri riguardo alla tenebrosa valle della morte, ora che siete in procinto di passarle in mezzo?”