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14.

Veniamo alle importazioni. Queste sono naturalmente provocate dalle esportazioni alle quali servono di prezzo e di concambio. E certamente sarebbero quasi sempre in equilibrio, se venissero abbandonate al loro corso naturale. Giacchè nè noi mandiamo agli esteri la roba gratis, nè gli esteri ne mandano gratis a noi. Ma può benissimo avvenire che mentre noi dirigiamo le nostre esportazioni verso occidente, una parte del concambio ci arrivi dall’oriente; ciò dipende dalla qualità di merce che noi possiamo o vogliamo ricercare.

Dalla parte dell’Adriatico le nostre importazioni sono assai maggiori delle esportazioni. Da un sunto pubblicato in un Giornal di Trieste si scorge che le nostre esportazioni verso quel porto non fanno in termine medio che il 16 per 100 delle importazioni da quel porto al nostro regno; e in alcuni anni (1826 e 1828) non fecero che l’11 per 100. Infatti le nostre esportazioni al porto di Trieste non giungono in termine medio a 5 milioni di franchi (4.811,665) e nel 1826 appena superarono i 3 milioni (3,034,900); il che non giunge alla sessantesima parte del valor attuale delle nostre sole sete. Al contrario le importazioni sono in termine medio qualche cosa di più di milioni 28 1/2 (28,528,122); il che dovrebbe essere circa un ottavo della nostra esportazione totale.

Ma noi riceviamo qualche cosa da Livorno, moltissimo da Genova, coloniali, medicinali, tinture, olj, pesce secco, agrumi, ecc.; la Svizzera ci paga in bestiami, in formaggi, in legnami una parte del nostro grano e della nostra seta; ma un altra parte è forza che ce la paghi in qualche altro modo; altrimenti non potrebbe comperare. Parimenti gran parte del valor delle nostre sete inviate a Lione e a Londra si salda in numerario da mandarsi altrove. Ma molti milioni non si possono saldare, se non in merci le quali entrando variano molto di direzione, ma insomma difficilmente ci arrivano per la parte di Venezia. Cosicchè se le importazioni sulla linea ferrata fossero anche dieci volte maggiori delle esportazioni, com’è pro-