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appare abbastanza confermata. Quanto però a’ Romani, opporrà taluno per avventura che, qualunque genere di calcolo si voglia stabilire, non si proverà identico mai con quello, ch’essi adoperarono veramente. Ma se privi d’ogni documento non intendiamo di assicurare che le funzioni aritmetiche si effettuassero col disporre in una o in altra maniera le quantità, ci basta nondimeno di asserire con fondamento ch’eglino conobbero un tal metodo, e se ne valsero con usuale facilità.
La notizia poi della progression per decine fu non meno che a’ Greci, comune a quasi tutte le nazioni del mondo, come Aristotele ne assicura (probl. sect. 15, quaest. 3), e Plutarco dopo di lui (de placit. philosophor. 1, 3), se vogliano eccettuarsi pochi barbari, siccome i Traci, che per difetto di memoria ne’ loro conti non oltrepassavano il quattro (Aristot. ib.), e gli Albani, popoli d’Asia fra l’Iberia ed il Mar Caspio, che si arrestavano al numero cento (Strabon. lib. II). Pitagora, come abbiamo superiormente accennato, agevolò il cammino a quest’arte, imitato da’ Pitagorici, che al dir di Boezio (geometr. lib. 1 circa fin.), ritrovarono nove segni, ordinati nell’Abaco o Mensa, dal nome loro chiamata Pitagorica, mediante la quale poterono compiere le operazioni con più comoda semplicità. Di qui conghietturarono alcuni che da’ Greci fossero conosciute le cifre arabiche: la qual conghiettura però è dimostrata priva d’ogni sodezza (Montucla l. c. part. 2, l. 1, §. 8), come lo è di conseguenza che gli Arabi apparassero l’aritmetica da loro (V. Fermat. l. c. - Andres. l. c. t. 1, c. 10).
Ma è anche più ardito il pensamento che simili cifre si conoscessero pur da’ Romani. Un autore anonimo ha stesa una dissertazione de numeralium Notarum minuscularum origine (Opusc. Caloger. vol. 48, pag. 21), dove pretende mostrare che da tempi più remoti, cioè sino dall’epoca di Tirone, e forse di Pitagora, si adoperavano queste cifre. Non dubita egli di pronunziare che gli antichi se ne valsero ne’ conti familiari, e di supporre che se ne valessero fin ne’ calcoli più astrusi. È incontestabile,