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— Beppina ...

Donnina, che dite di hello.

— Suo tìglio vorrebbe discorrere con mia figlia Alice, cosa ne direbbe lei?

— Io! non dico proprio nulla. A me sembra un buon figliolo. Molto buono!

— E lei la sposa la ritirerebbe in casa?

Giusto! assai siamo ristretti, non ci mancherebbe altro che regalarmi una chiocciata di bambini.

Se prende moglie se la ritrova. Metta su casa da sè.

— Ma che posizione ha?

È pittore ...

— Pittore!!! Beppina non ci siamo visti!

— Signora, una dozzina di bottoni di frutto.

Di pesche o di susine?

— Ma lei mi pone sul tappeto del ridicolo!

Io? ma ti pare! Il tuo muso non si presta allo scherzo ... se mai mai, son le gambe ad arco a tutto sesto.

— È tutta rabbia perchè son bella ne avete voglia di sputare veleno! La gente guarda in me la venere dipinta dal Tiziano! Giriamo discorso. Quante galanterie avete qui in vetrina; una vecchia può ripicchiarsi a giovane e alle fedi di battesimo farci la gira a qualche zittellona stantia che abbia trascorsa la gioventù senza speranza di matrimonio.

— Signora Beppina, che bella collezione di guanti e che generi di lusso. Un guanto è la spada morale del duello, infatti, prima d’impegnare le armi il guanto dà il segnale della sfida!

— Ma in amore non è così; fa più piacere una mano nuda che rivestita di pelle d’animale! Però lodo quella nobil Signora che stiaffò il guanto in faccia