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misi davvero la toga, come narrasi facesse Niccolò Macchiavelli per le Deche di Tito Livio, per la semplicissima ragione che la toga non l’avevo, come non ho avuta mai la pretesa di fare un’opera d’arte. Solo ebbi in animo di raccontare, come si farebbe in un’amichevole conversazione, le mie impressioni su questa festa singolarissima, procurando di essere più esatto di certi scrittori che vanno per la maggiore e che su per i giornali ed in qualche libro ne hanno dette del Palio di quelle che non hanno nè babbo nè mamma, e nel farlo non ebbi altro scopo all’infuori di quello di far conoscere lo spettacolo senese anche fuori di Siena per invogliare il maggior numero possibile di forestieri a venirlo a vedere.
Se debbo giudicare dal favore ottenuto, suppongo di esser riuscito nell’intento, e con ciò mi trovo più che compensato della mia povera fatica.
Siena — luglio 1894.