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274 REPLICA ALLA RISPOSTA

mettere il collo entro il laccio bancario. Venezia guarda con inappetenza l’ottenuta facoltà di dar mano ai lavori; e accoglieva già da un anno indugi e pretesti, per non essere astretta a una serie di rapidi versamenti, troppo sproporzionata alle sue forze. Trieste e Vienna si trovavano involte in gravissimi infortunj, dei quali il malgoverno di quest’opera non era l’ultima delle cagioni; e già un terzo degli azionisti abbandonava questa nostra nave, e i milioni che le aveva confidati.

Ecco dove si erano ridutte le cose, quando noi, nella nostra Rivista facevamo un ardito richiamo ai nostri concittadini; additavamo come nell’impresa si era insinuato il principio del male, ma v’erano i germi d’un immenso commun bene; e accusavamo la funesta loro indolenza. Ma il tempo stringeva; e prima che il publico potesse appurare un giudizio, e venire a qualche risoluzione, scadeva la fine di maggio; si chiudevano con tristi auspicj i registri, e si preparava per la fine di giugno un congresso d’azionisti, al quale la nostra cittadinanza omai non poteva onorevolmente partecipare.

Una fortuita dilazione di quaranta giorni bastò perchè la discussione maturasse l’immancabile suo frutto, e i nostri concittadini rispondessero nobilmente ai nostri rimproveri, mettendo mano alla cosa per la cosa, e salvandola dall’urgente ruina. Non diremo ancora che tutto sia salvo; nè questo un peso a cui bastino le forze d’una sola città; ma intanto abbiamo superato il peggior momento della crisi; quelli che avevano disperato, possono riprender animo e tornare con noi; e le mani stanche e i nomi logori possono sgombrare, e far largo al principio della forza e della vita.

Dopo ciò possiamo giustamente lagnarci di coloro che giudicarono pericoloso quel nostro scritto, e predissero che avrebbe al tutto alienato gli animi dall’impresa. Di coloro poi, che altro non vollero vedervi che il linguaggio della malevolenza privata, non ci degniamo parlare. E per tutto ciò riprendiamo tranquillamente la discussione, lasciando al tempo e al fatto la cura di giustificare, come al solito, le nostre intenzioni.

In quella Rivista avevamo dedicato 28 pagine, ossia fogli di stampa uno e trequarti, all’esame del progetto Milani. La