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DELL'INGEGNERE MILANI 289

«Onde attenersi scrupolosamente al disposto dello statuto, e per la perfetta uniformità fra le due sezioni, è preso che anche il secretario della sezione lombarda sarà d’ora in avanti qualificato come secretario dirigente l’amministrazione».

Ma nè queste cortesíe, nè la promessa d’onorario molto maggiore, rimossero il dott. Cattaneo dal proposito di non uscire dal limite della legalità e dello statuto sociale.

Quindi la sua protesta nella successiva seduta 8 agosto in Milano, la quale «indusse i direttori nella idea che avesse in mira di essere dimesso dalla mansione di secretario, il che essendo, sarebbe opportuno che ne facesse formale dichiarazione nel più breve termine possibile» come si legge nella loro lettera 9 agosto.

Il dott. Cattaneo rispondeva al presidente G. Porta:

«Ella sa che io mi sono sempre adoperato a ritenere i passi della Direzione sulla via della legalità, e ho sempre mirato a conservare la pienezza del suo potere e della sua legale influenza. Non v’è altra maniera di dissipare quei timori che pur troppo l’Autorità ci dimostra, e non affatto senza nostra colpa, e che, inceppando il progresso di tutte le Società, compromettono l’avvenire del nostro paese. Se il mio zelo e la mia schiettezza possono aver qualche volta ecceduto, non possono però avermi demeritata la stima e la fiducia dei direttori, perchè alla fine ho sempre operato nel senso del loro interesse e della loro considerazione. Tuttochè la mia situazione m’apporti spesso gravi dispiaceri, io non ho per questo momento alcuna intenzione di dimettermi da me, giacchè mi collocherei da me stesso nella dolorosa necessità di dare spiegazioni che farebbero consolazione ai nemici dell’impresa. Tutti sanno perché sono entrato; e il mio onore mi comanderebbe di fare che sapessero perché sarei uscito» (lettera 11 agosto).

I direttori rispondevano l’indomani:

«La sua lettera fa manifesto, ch’ella, ben lungi dal riconoscere che in forza dello statuto da lei invocato debb’essere subordinato alla Direzione, si arrogherebbe invece il diritto di opporsi a qualunque deliberazione della Direzione medesima, quando da lei non fosse assentita, e si ricuserebbe apporvi la sua segnatura, come se questa fosse necessaria per la validità dei nostri atti interni, e quasiché