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DELL'INGEGNERE MILANI 285

coll’ingegnere Milani: così, nel ristabilire il credito di questa linea, era d’uopo astergerne il suo nome, e mostrare che infine non poteva chiamarsi in buona fede la linea Milani. Non per questo si disse di chiamarla col nostro cognome, perchè non ci pascoliamo di vento; ma la chiamavamo la linea retta, la linea di Treviglio.

Egli non nega d’aver seguito le nostre vestigia: «Quando giunsi in Italia il 18 giugno 1837 trovai alcune non nuove ma buone idee sulla zona da percorrersi colla strada, sparse dal dott. Cattaneo» (§ 108), ma dice altrove che «non si era fatto che ripeter quello ch’erasi fatto poco prima per le strade di ferro del Belgio dai signori Simons e De Ridder» (§ 34).

Veramente il suo difensore sig. ingegnere Possenti non è dello stesso parere; poichè, chiamando il sistema rettilineo sistema degli assi, e il sistema bergamasco sistema dei lati, chiama il sistema belgico sistema dei raggi. In aspettazione che le diverse verità di questi matematici si pongano in concordia fra loro, e si dimostri l’identità dell’asse e del raggio, noi diremo al sig. Milani, che la linea del Belgio non «è identica» alla lombardo-véneta (§ 34). Questa infatti va dall’una all’altra capitale del regno, o, per dir altrimenti, va dalla primaria città terrestre al primo emporio marittimo, mentre la linea belgica lascia in disparte la capitale Brusselle, lascia in disparte l’emporio marittimo d’Anversa, e rimette a due bracci laterali la loro congiunzione in Malines. Nella linea belgica domina il principio dei livelli; nel nostro ha potuto, grazie a Dio, prevalere quello delle popolazioni; sulla gran linea belgica la città più grossa è Gand, che ha ottantottomila abitanti; mentre la nostra ha da un capo una città di cento, e dall’altra una di quasi duecento mila.

Il sig. Milani dice: «Posso dunque dir francamente, e lo dico, che quando giunsi in Italia, nel giugno 1837, non aveva punto bisogno, per concludere che la strada di ferro da Venezia a Milano doveva percorrere l’alta zona della pianura lombardo-veneta, non aveva bisogno di conoscere le per me vecchie cose che il dott. Cattaneo aveva stampate (§ 177)». Eppure un ingegnere padovano aveva concluso diversamente, e aveva proposto nel 1836 la linea solitaria; e l’ingegnere Carlo Possenti la compiange