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guerra, vedi, vi sono marce, contromarce, fucilate, cannonate, e poi.... e poi...

― Sì, come quando andate alla finta battaglia. Ebbene ne ho intese tante di fucilate, e di cannonate io....

― Quelle della finta battaglia sono innocue, ma nella vera, ragazzo mio, vi sono feriti, vi sono morti, ed anch’io da un momento all’altro posso restare sul campo...

― No; lo interruppe Zaccaria quasi con un grido; no, tu non puoi morire....

Rimase alquanto silenzioso, quindi riprese: ― Senti, Mossiù Roberto, laggiù dai turchi vi saranno assai soldati i quali fumeranno ed avranno bisogno di sigari e di tutte le altre cose che io vendo. Io guadagnerò assai più di qui. Così in breve tempo mi farò ricco, e ti sarò stato vicino. Io qui solo non ci resto. Ci fosse almeno la Signora.... ma neppure lei.... fammi venire con te, fammi venire con te....

Il dialogo durò fino a che il tamburo battè la rassegna, il sergente tenendosi sulla negativa, Zaccaria pregandolo con sempre crescente insistenza.

Passarono parecchi giorni. Gli apprestamenti di viaggio erano compiuti, e si stava alla vigilia della partenza. Zaccaria era ostinatamente fermo nella sua risoluzione, sebbene non sapesse da per sè come mandarla ad effetto. E tanto seppe fare e tanto seppe dire che il sergente s’indusse ad affidare il ragazzo ad un ex caporale, che per qualche tempo era stato cantiniere del Reggimento. Costui, quantunque compiuto avesse il servizio di leva, erasi deciso di seguire l’esercito per ispeculare in vini e in proviande sotto una di quelle trabacche provvisorie che in tempo