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V.



Intanto erano scorsi due anni. Zaccaria, oltre i sigari, aveva esteso il suo commercio alla carta, ai lapis, alle penne di acciaio, ed avea dovuto provvedersi di una cassetta più grande. I guadagni erano buoni, ed il sergente Roberto tenevagli già in serbo qualche centinaio di lire.

Era l’estate del 1854. Da più mesi durava la guerra fra la Turchia e la Russia, la quale aveva portato le sue armi nei principati Danubiani ed in Bulgaria combattendo con poco buon esito a Kalafat, a Giurgewo, a Oltewnitza, a Turtokai ed a Silistria. Ma sul mare gli Ottomani aveano avuto fortuna contraria; ed una parte della loro flotta era stata dai russi distrutta nelle acque di Sinope nel mar Nero. La Turchia, che a lungo andare non avrebbe potuto resistere alla colossale potenza della Russia, strinse alleanza con la Francia, l’Inghilterra e il Piemonte, che accorsero in sua difesa con potente navilio, e numeroso esercito.

Fra le milizie destinate per la spedizione era compreso il reggimento al quale apparteneva il sergente