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erasi guadagnato il grado di basso ufficiale. Egli avea fisonomia piacente assai; biondo, con lunghi baffi cadenti sulle labbra ed un pizzo prolungatissimo; era dolce di modi, e tutti i suoi compagni d’arme lo amavano molto.
La buona dama, che possedeva alcune terre in vicinanza di Seyne, conosceva la famiglia del sergente, e dipartendosi da Roma, a lui lasciò raccomandato il suo protetto. Roberto, il quale già chiamava Zaccaria, il suo piccolo amico, promise di prenderne cura. Diffatti egli lo sorvegliava, lo consigliava, gli serbava il danaro da lui guadagnato. E perchè il suo commercio fossegli vie più proficuo, gli insegnò il modo di preparare in tante piccole scatoline una polveretta bianca per brunire i metalli e da servire ai soldati per i bottoni, le fibbie e gli altri ornamenti di ottone, e gli mostrò pure il modo di fare un certo lustro sopraffino da rendere nero e brillante il cuoio anche il più logoro. Così il piccolo venditore di sigari, aumentando il suo spaccio, aumentava anche i suoi guadagni sopra i quali veniva facendo buoni risparmî.
Egli, per vedere di frequente il suo Mentore, e perchè i più buoni avventori erano quelli del quartiere, si pose di casa nel vicolo di madama Lucrezia, che dalla via del Gesù mena alla piazza San Marco. Su in alto, sotto i tetti, erano parecchie soffitte. In una abitavano due povere vecchie di grave età; in un’altra un meschino sartorello che rattoppava roba usata e cambiava faccia ai vestiti vecchi; in una terza poi dimorava un vedovo, intagliatore di forme da fare scarpe, con un suo figlio presso a poco dell’età di Zaccaria. Attigua alla loro era un’altra piccola soffitta, nella quale l’intagliatore teneva ammucchiate forme fuori di uso