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si trattano domesticamente, incontrandosi, si stringono la destra, si cambiano auguri, ed i più intimi si abbracciano baciandosi. Le madri tornano dalla Messa elegantemente vestite, conducendo per mano i loro bimbi ben azzimati e festosi. È il primo dell’anno. Tutto ha l’aria di gioja. Si direbbe un giorno meglio degli altri; e la serenità del cielo par che trasfondasi pure negli uomini, i quali a vicenda si augurano destini migliori.
II.
Nell’androne d’un palazzo situato dove meno angusta e più centrale è la via Papale, sta accosciato e tutto preso dai brividi d’un freddo convulso un essere che è, e non pare umano. È un piccolo fanciullo di circa dodici anni. Una lunga e lacera camicia di grossissima tela veste sola le sue membra, e si schermisce dal rigor della stagione avviluppandosi in un vecchio sacco. Quei cenci però lasciano allo scoperto le sue gambe e le braccia, i cui ossi soli informano la lurida pelle; la testa è grossa, il volto di persona ebete, la cute ha un color terreo, il ventre è gonfio e prominente. Egli trema e geme. Varie persone vanno